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Visualizzazione dei post da 2011

A Zacinto

Il sorgere della luna sul mare - C. D. Friederich Né più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell'onde del greco mar da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l'inclito verso di colui che l'acque cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura.   E' questo il canto foscoliano della lontananza dalla propria terra natia, di quella terra avvolta in un'aura mitica, la sua Zacinto, per il poeta un'Itaca irraggiungibile. A livello sintattico il sonetto si compone di tre periodi assolutamente eterogenei nella loro lunghezza. Il primo infatti occupa le prime tre strofe e presenta un carattere particolarmente enfatico: ciò viene

Le ultime lettere di Jacopo Ortis

Un uomo e una donna davanti alla luna - C. D. Friedrich Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch’io per salvarmi da chi m’opprime mi commetta a chi mi ha tradito? Consola mia madre: vinto dalle sue lagrime le ho obbedito, e ho lasciato Venezia per evitare le prime persecuzioni, e le più feroci. Or dovrò io abbandonare anche questa mia solitudine antica, dove, senza perdere dagli occhi il mio sciagurato paese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? Tu mi fai raccapricciare, Lorenzo; quanti sono dunque gli sventurati? E noi, purtroppo, noi stessi italiani ci laviamo le mani nel sangue degl’italiani. Per me segua che può. Poiché ho disperato e della mia patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadavere almeno non cadrà fra le braccia straniere

1984

Era una fresca limpida giornata d'aprile e gli orologi segnavano l'una. Winston Smith, col mento sprofondato nel bavero del cappotto per non esporlo al rigore del vento, scivolò lento fra i battenti di vetro dell'ingresso agli Appartamenti della Vittoria, ma non tanto lesto da impedire che una folata di polvere e sabbia entrasse con lui. L'ingresso rimandava odore di cavoli bolliti e di vecchi tappeti sfilacciati. Nel fondo, un cartellone a colori, troppo grande per essere affisso all'interno, era stato inchiodato al muro. Rappresentava una faccia enorme, più larga d'un metro: la faccia d'un uomo di circa quarantacinque anni, con grossi baffi neri e lineamenti rudi ma non sgradevoli. Winston 'avviò per le scale. Era inutile tentare l'ascensore. Anche nei giorni buoni funzionava di rado, e nelle ore diurne la corrente elettrica era interrotta. Faceva parte del progetto economico preparazione della Settimana dell'Odio. L'appartame

Il processo

Gelmeroda III - L. Feininger Qualcuno doveva aver diffamato Josef K. perché, senza che avesse fatto nulla di male, una mattina venne arrestato. La cuoca della signora Grubach, la sua padrona di casa, che ogni giorno verso le otto gli portava la colazione, quella volta non venne. Ciò non era mai accaduto. K. aspettò ancora un po', guardò dal suo cuscino la vecchia signora che abitava di fronte e che lo osservava con una curiosità del tutto insolita in lei, poi però, meravigliato e affamato a un tempo, suonò. Subito qualcuno bussò e entrò un uomo, che egli non aveva mai visto prima in quella casa. (Giuseppe Landolfi Petrone e Maria Martorelli, Newton Compton Editori, 1989) Uno dei romanzi più importanti di F. Kafka, “Il processo” segue le sofferte vicende di un impiegato di banca, Josef K., accusato un giorno di una colpa che mai conoscerà, come altrettanto oscura è, d'altra parte, l'organizzazione giudiziaria che vi sta dietro.

Prometeo

Prometeo ruba il fuoco - H. F. Füger   Copri il tuo cielo, Giove, col vapor delle nubi! E la tua forza esercita, come il fanciullo che svetta i cardi, sulle querce e sui monti! Ché nulla puoi tu contro la mia terra, contro questa capanna, che non costruisti, contro il mio focolare, per la cui fiamma tu mi porti invidia.

Prometeo Incatenato

Prometeo Incatenato - Nicolas-Sébastien Adam Sentite invece che pena era la vita degli uomini: erano come dei bambini prima che io li rendessi intelligenti e capaci di ragionare. Non intendo criticarli. Voglio solo spiegarvi l'affetto che mi ha spinto a fare quei doni. All'inizio, avevano gli occhi e non erano capaci di vedere, sentivano senza capire, erano come le ombre di un sogno: vivevano tutta la vita a casa, nella confusione più completa. Alto e imponente si leva quel grido lontano, antico, quasi già divenuto mitico, di un Titano, di un immortale ribelle che trasgredì le leggi severe del cielo. E' la tragica condizione dell'esistenza di Prometeo, di colui che rubò il fuoco per donarlo agli uomini. 

La bella Estate [Approfondimenti]

Pioggia, vapore e velocità - W. Turner I temi trattati sono molti e per alcuni approfondimenti ecco alcuni suggerimenti che vi posso dare.

La bella Estate

Sere d'estate - V. Van Gogh A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e attraversare la strada, per diventare come matte, e tutto era bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che succedesse qualcosa, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, o magari venisse giorno all'improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare fino ai prati e fin dietro le colline... Sotto la fragile trama, l'esile scheletro di una storia di giovani nel loro percorso di crescita, di abbandono dal porto sicuro della loro infanzia e di partenza per il mare aperto, per il tempestoso mondo degli adulti, infinitamente crudele, immensamente insensibile, sordo e cieco alle grida lamentose di una giovane incapace di accettare l'incomprensibilità dei comportamenti degli adulti, si consuma un dramma più profondo, una tragedia che accomuna il genere umano intero.

Il cavaliere inesistente [Trama]

Combattimento di due cavalieri - E. Delacroix  Agilulfo, il cavaliere inesistente, combatte per l'imperatore Carlomagno nella guerra contro i Mori. La storia inizia con l'arrivo al campo del giovane Rambaldo, desideroso di vendicare lo zio ucciso e di acquistare gloria personale, diventando come uno dei tanto ammirati paladini. 

Il cavaliere inesistente [Commento]

Arazzo di Bayeux   Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l'esercito di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da più di tre ore erano li; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po' coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento. Non è detto che qualcuno in quell'immobile fila di cavalieri già non avesse perso i sensi o non si fosse assopito, ma l'armatura li reggeva impettiti in sella tutti a un modo. D'un tratto, tre squilli di tromba: le piume dei cimieri sussultarono nell'aria ferma come a uno sbuffo di vento, e tacque subito quella specie di mugghio marino che s'era sentito fin qui, ed era, si vede, un russare di guerrieri incupito dalle gole metalliche degli elmi. Finalmente ecco, lo scorsero che avanzava laggiù in fondo, Carlomagno, su un cavallo che pareva più grande del naturale, con la barba sul petto, le mani sul pomo della sella. Regna e guerreggia, guerr

I Dialoghi con Leucò

Venere e Adone - A. Canova Patroclo : Prenderò i tuoi schinieri e il tuo scudo. Sarai tu nel mio braccio. Nulla potrà sfiorarmi. Mi parrà di giocare. Achille : Sei davvero il bambino che beve. Patroclo : Quando correvi col centauro, Achille, non pensavi ai ricordi. E non eri più immortale che stanotte. Achille : Solamente gli dèi sanno il destino e vivono. Ma tu giochi col destino. Patroclo : Bevi ancora con me. Poi domani, magari nell’Ade, diremo anche questa. In questo mondo crudelmente diverso da “quella terra che gli dei visitarono” sembrava che lo spazio del mito si fosse così ristretto per poi dissolversi nei ricordi antichi di una civiltà lontana. E invece no. Il mito nella sua forma più pura, più elevata torna a vivere attraverso la penna di C. Pavese. I Dialoghi con Leucò sono una raccolta di racconti, di dialoghi, per la precisione (come suggerisce, d'altra parte, il titolo stesso) tra due personaggi evocati dalle leggende, dalla mitologia greca.