Era una fresca limpida giornata d'aprile e gli orologi segnavano l'una. Winston Smith, col mento sprofondato nel bavero del cappotto per non esporlo al rigore del vento, scivolò lento fra i battenti di vetro dell'ingresso agli Appartamenti della Vittoria, ma non tanto lesto da impedire che una folata di polvere e sabbia entrasse con lui.
L'ingresso rimandava odore di cavoli bolliti e di vecchi tappeti sfilacciati. Nel fondo, un cartellone a colori, troppo grande per essere affisso all'interno, era stato inchiodato al muro. Rappresentava una faccia enorme, più larga d'un metro: la faccia d'un uomo di circa quarantacinque anni, con grossi baffi neri e lineamenti rudi ma non sgradevoli. Winston 'avviò per le scale. Era inutile tentare l'ascensore. Anche nei giorni buoni funzionava di rado, e nelle ore diurne la corrente elettrica era interrotta. Faceva parte del progetto economico preparazione della Settimana dell'Odio. L'appartamento era al settimo piano, e Winston, che aveva i suoi trentanove anni e un'ulcera varicosa sulla caviglia destra, saliva lentamente, fermandosi ogni tanto per riposare.
Controllare il pensiero: ecco la parola d'ordine del Partito nel proprio terrificante delirio di onnipotenza. In una società in cui ogni possibile libertà viene distrutta, in cui ogni sentimento viene abolito perchè concepito come un pericolo per la sicurezza, perchè capace di increspare le placide acque dell'Oceania, in cui la degradazione umana regna sovrana al di fuori delle porte massicce delle ville dei membri del Partito Interno, Winston, protagonista del romanzo Orwelliano, comprenderà come è strutturato l'aberrante mondo in cui è costretto a vivere, in cui deve, per inerzia, trascinare la propria esistenza; comprenderà cosa sono i sentimenti, cosa è l'amore, ricordo lontano di un passato quasi mitico; e subirà per tutto questo tutta la furia violenta e disumanizzante del Grande Fratello, fino ad approdare all'amore volontario per esso.
Naturalmente il romanzo sulla distopica realtà politica, concepita da Orwell, elabora un modello politico oppressivo e violento che desta nella mente del lettore i nefasti fumi densi d'orrore della Russia comunista. D'altra parte in Oceania si è appropriata del potere quella fazione politica che, nata dalle ceneri del Socialismo inglese, ora si fa chiamare Socing. Ma, al di là di ogni interpretazione politica -assolutamente valida e necessaria per la comprensione profonda dell'opera-, si annida un problema ben più profondo e insidioso: il controllo del pensiero.
Il concetto che sta alla base dell'acquisizione totale del controllo sull'individuo (e quindi sulla sua mente) è che la realtà viene forgiata dall'individuo stesso, dal suo tessuto mentale. La realtà sensibile esterna all'io individuale non possiede più un'autonomia ontologica, determinandosi nel e attraverso il pensiero. E' dunque la mente, il pensiero norma di esistenza e inesistenza. Tutto ciò che è al di fuori dell'io non ha alcuna validità ontologica. In questo delirio di onnipotenza demiurgica di cartesiana memoria, in questa spirale velatamente solipsista il principio per il controllo del reale risiede, quindi, nei processi mentali, essendo, ad un tempo, la mente sintesi e analisi del mondo.
Agire sul linguaggio, concretizzazione materiale del flusso di pensiero, significa agire sulla mente, quindi. Analizzando bene le tecniche attuate dal Socing, desumibili dal testo, si intravedono due operoni, compiute rispettivamente sui segni e sulle forme.
Il processo di destrutturazione del linguaggio quindi avviene su due binari complementari e paralleli, in due momenti distinti che interessano le regole e gli enti del sistema, inficiando, alla fine, l'intera solidità strutturale della comunicazione, con l'intento, naturalmente, di deturpare irrimediabilmente le possibilità logico-cognitive e comunicative nei processi di acquisizione e sintesi di contenuti mentali.
- Azione sui segni
- Desemantizzazione della lingua (Lessico B): processo grazie al quale una parola attenua il proprio significato originario e ne acquisisce uno più vago e indefinito, poiché “una precisione maggiore sarebbe stata pericolosa”Esempio: psicoreato (“tutte le parole connesse ai concetti di libertà e uguaglianza”)Nota: è vero che la parola “psicoreato” non ha significato originario, non essendo esistente nel linguaggio reale. E' tuttavia possibile ricondurre il proprio significato ai significati delle singole parole di cui è composto che non ha nulla a che fare con il significato “odierno” (nella realtà letteraria) di “psicoreato”. Si può dunque dire che la desemantizzazione è stata applicata ai singoli enti del composto.
- Restringimento dei campi semantici (Lessico A): se da una parte i segni sfumano in una vaghezza tanto perversa quanto terrificante, d'altra alcuni altri segni trovano la loro esistenza in campi semantici sempre più ristretti, non offrendo più possibilità di ambiguità. Diminuiscono, in ultima analisi, le capacità espressive dei singoli segni.Citando Orwell:Sarebbe stato del tutto impossibile usare il lessico A a fini letterari o politici o per disquisizioni a carattere filosofico. Era infatti concepito unicamente per esprimere pensieri semplici e tendenti a uno scopo preciso, di solito relativi a oggetti concreti o ad azioni fisiche.
- Azione sulle forme
- Riduzione e semplificazione degli schemi grammaticali-sintattici
Su questi due fronti si agisce sul linguaggio e sul tentativo ultimo di destrutturarlo completamente per giungere ad uno stato embrionale di esso, in cui vengo epurati facilmente ogni segno carico di espressività ideologica antitetica al pensiero dominante o più in generale di possibilità di formulazione di dissenso nei confronti dell'establishment attuale. I processi comunicativi, insomma, cedono il passo a forme primitive di linguaggio, facilmente controllabili, facilmente manipolabili.
Il linguaggio, dunque, perde ogni sua valenza espressiva ed evocativa di idee e pensieri autonomi e individuali, risolvendosi, in sintesi, in un “automatismo istintuale” che nulla lascia alla libertà di pensiero.
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