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La bella Estate

Sere d'estate - V. Van Gogh

A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e attraversare la strada, per diventare come matte, e tutto era bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che succedesse qualcosa, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, o magari venisse giorno all'improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare fino ai prati e fin dietro le colline...

Sotto la fragile trama, l'esile scheletro di una storia di giovani nel loro percorso di crescita, di abbandono dal porto sicuro della loro infanzia e di partenza per il mare aperto, per il tempestoso mondo degli adulti, infinitamente crudele, immensamente insensibile, sordo e cieco alle grida lamentose di una giovane incapace di accettare l'incomprensibilità dei comportamenti degli adulti, si consuma un dramma più profondo, una tragedia che accomuna il genere umano intero.


Come già detto infatti la trama è praticamente inesistente, fatta di un nulla, un continuo seguire le orme di Amelia da parte di Ginia (ora la rincorrere, ora cerca di fuggire da lei). Può essere interessante tuttavia mettere in mostra alcuni aspetti fondamentali del testo con l'aiuto dello stesso C. Pavese, il quale, parlando de “La bella Estate”, scrive:”Si tratta di un clima morale, un incontro di temi, una temperie ricorrente in ciascuno dei vari intrecci e ambienti è quello della tentazione, dell'ascendente che i giovani sono tutti condannati a subire. Un altro è la ricerca affannata del vizio, il bisogno baldanzoso di violare la norma, di toccare il limite. Un altro, l'abbattersi della naturale sanzione sul più colpevole e inerme, sul più giovane”.
Sono dunque tre i temi che maggiormente animano il cuore della giovane. Ginia, infatti, si trova costretta a provare un sentimento ambiguo, mutevole nei confronti di Amelia: ora la vede come la guida spirituale, quasi come una madre, la cui figura assurge a modello universale da imitare incondizionatamente, qualsiasi cosa ella faccia. Altre volte invece l'insofferenza prevale nel suo animo e un senso di repulsione la pervade. E' tentata di diventare come lei: ma ella le è troppo velatamente ostile. Non può fidarsi ciecamente di lei.
In seconda analisi si trova cupo il “senso del vizio” e, anche qui, l'anelito proibito della “norma violata”: le persone, gli artisti conducono una vita (che potrebbe essere quasi definita estetica) che tenta di sedurre la giovane Ginia, un modo di condurre l'esistenza decisamente conturbante agli occhi inesperti di lei, all'animo ancora puro e incorrotto.
Infine, assolutamente evidente è la crudeltà della “giustizia adulta” che si abbatte implacabilmente sul più debole, su chi deve essere lasciato andare perché è uno “stupido”.
Ma in questo carcere vitreo di angosce e speranze, si annidano segreti più profondi, temi che trascendono la mera realtà di una giovane in bilico sul burrone delle incertezze – lanciarsi, abbandonarsi nell'oscurità sconosciuta del mondo nuovo forse dovrebbe, ma una mano la trattiene là, in alto, sopra le tempeste e le bufere, nel luminoso luogo ove disegno con tratti incerti, pieni di voglia di provare, le linee di quel dipinto che è la vita di ognuno –. Sono Amelia e i suoi amici pittori figure di dannati, corrotti artisti, morenti esteti. Forse azzardato, forse troppo ardito ma il contrasto delineato emblematicamente in “Aut-Aut” (di S. Kierkegaard) tra la vita etica e la vita estetica può essere qui ritrovato nelle figure di Ginia (la vita etica) e di Amelia (la vita estetica).
Ginia infatti giunge da una terra lontana, dalla patria della consuetudine, della scelta dell'agire, della percezione del tempo. Il mondo che incontra, landa ambiguamente attraente, è un mondo completamente diverso, il mondo del momento, del vivere nell'attimo nella continua ricerca del piacere (quello sensuale e quello artistico). Ma l'esteta ebbro di arte è un condannato, è corrotto fin nel più profondo della sua anima: e l'arte unica sua fonte di vita diventa la sua stessa fine, la sua dannazione eterna che necessariamente lo condurrà alla morte. Ecco perchè Amelia si scopre malata (può essere così metaforicamente interpretata).
In ultima analisi c'è il discorso della luce: gli ambienti sono solamente abbozzati, quasi che emergessero ancora informi dal cuore pulsante della poesia che vivifica la storia. Sono come degli schizzi su una tela, sono delle linee timide, ritrose, impaurite dallo sguardo penetrante di chi le osserva, ma allo stesso tempo sembrano desiderare di uscire dal loro stato amorfo e prendere vita e mostrarsi in tutta la loro pienezza. E in tal senso vengono aiutati dalla luce, luce ora tenue ora abbacinante che inonda in tutta la sua impetuosità le stanze, le strade, i caffè, ogni squarcio di quel mondo. Si faccia attenzione, tuttavia, che la luce si modula al risuonar del cuore della giovane, gioca e danza al ritmo scandito dai sentimenti di Ginia in una sublime sinfonia di taciti suoni, di ombre e inquietudini, di raggi accecanti e sicurezze...

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