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Visualizzazione dei post da ottobre, 2011

A Zacinto

Il sorgere della luna sul mare - C. D. Friederich Né più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell'onde del greco mar da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l'inclito verso di colui che l'acque cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura.   E' questo il canto foscoliano della lontananza dalla propria terra natia, di quella terra avvolta in un'aura mitica, la sua Zacinto, per il poeta un'Itaca irraggiungibile. A livello sintattico il sonetto si compone di tre periodi assolutamente eterogenei nella loro lunghezza. Il primo infatti occupa le prime tre strofe e presenta un carattere particolarmente enfatico: ciò viene